Da Shakespeare a Lady Chatterley, Firenze patria di romanzi e autori anglosassoni
Venivano chiamati gli anglo-berceri, erano per lo più ex dipendenti pubblici della corona britannica, nobili alla ricerca di panorami dolci e temperature miti, studenti e facoltosi che si fermavano a Firenze per il Grand Tour.
Ma tra tutti i britannici che scelsero la città del fiore per un soggiorno, breve o lungo che fosse, dobbiamo ricordare una particolare categoria di persone, gli scrittori e altre persone legate a grandi nomi della letteratura anglosassone.
Tutti hanno sentito parlare di Lady Chatterley, ebbene lo scrittore inglese David Herbert Lawrence abitava in una villa, sulle colline di Scandicci, Villa Mirenda, e periodicamente scendeva in città, dove trovò anche un editore disponibile a pubblicare il romanzo di genere “proibito”. Si dice che i protagonisti fossero una nobile che il Lawrence vedeva dalle finestre della villa recarsi giornalmente dal suo amante in un casolare della collina davanti alla villa, per altri il romanzo venne ispirato dal tradimento della moglie di Lawrence, Frieda von Richthofen, ma nessuno conosce la verità.
Anche Shakespeare, il mostro della commedia londinese ha un legame con la città, e non perché degli studiosi hanno ipotizzato che il cognome Shakespeare fosse la traduzione di Crollalanza o Scrollalancia, una famiglia italiana trasferita in Inghilterra, ma perché nel cimitero protestante detto degli Inglesi, quell’isola al centro dei viali che circondano Firenze, in piazza Donatello, vi sono le tombe di coloro che si vorrebbero definire i discendenti della penna più famosa del teatro d’oltremanica, Beatrice Shakespeare ed Edward Claude Shakespeare Clench.
Trai i suoi vialetti, oggi immersi nel traffico automobilistico, sono sepolti tanti artisti e letterati famosi; qui il pittore inglese William Holman Hunt, uno dei fondatori della Confraternita dei Preraffaeliti, scolpì la tomba per l’amata moglie Fanny Waugh, morta di febbre dopo aver dato alla luce un figlio. Poco più in la si trova il monumento funerario della popolare scrittrice Elizabeth Barrett Browning , scappata dall’Inghilterra per abbandonare l’opprimente società vittoriana del tempo e vivere a Firenze, luogo di aria e pensieri in qualche modo freschi e sinceri, Walter Savage Landor e il poeta Arthur Hugh Clough.
A Firenze dal 1819 al 1820 ha anche abitato quello spirito romantico che fu Percy Bysshe Shelley, con la moglie Mary Wollstonecraft Godwin, più nota come Mary Shelley, l’autrice di Frankenstein.
Come dimenticare Edward Morgan Forster, l’autore del fortunato romanzo Camera con vista, ambientato a Firenze ed ispirato al suo soggiorno nel Palazzo Jennings Riccioli; il romanzo venne pubblicato a Londra nel 1909, ma è noto soprattutto grazie alla raffinata versione cinematografica del regista James Ivory del 1986.