La “ri-nascita” del giardino di Santa Maria Novella
Un tempo lontano ogni giardino aveva un angolo dedicato ai “semplici”, quelle varietà vegetali con virtù medicamentose, luoghi che Luca Ghini nel 1543 così brevemente descrisse:
“Un luogo Pubblico, dove …. si coltivassero le piante native di climi e paesi differentissimi,
affinchè i giovini Studenti, le potesserero in breve spazio di luogo,
con facilità e prestezza imparare a riconoscere.”
Oggi molti di questi piccoli tesori sono purtroppo scomparsi, rimangono poche oasi, qualche pianta ormai secolare che indica la presenza di un’antica presenza di un Orto Botanico, così come era intesa nel XVI secolo, il momento più fulgido di questa scienza verde che trovò il modo di interagire anche con gli studi medici. Questi giardini chiusi tra le mura cittadine erano piccole fattorie, così come nelle ville sulle colline, in chiara contrapposizione, dietro ad alti muri in pietra si nascondevano parchi lussureggianti dove spesso ci si dedicava al collezionismo botanico e alla coltivazione e raccolta dei semplici, quei vegetali officinali che avevano scopi terapeutici, o essenze profumate tra le quali passeggiare e soffermarsi attenti a guardare un tramonto, odorare la primavera che arriva e raccogliere con gli occhi tutto l’alternarsi delle stagioni, in un solo sospiro e respiro.
Fu Cosimo I de’ Medici a volere un Orto Botanico che avesse un significato ed un’organizzazione accademica; nacque così il Giardino dei Semplici, disegnato dal Tribolo come luogo dove collezionare piante e fare lezioni agli studenti di medicina.
Ma in città, oltre alle piccole raccolte di piante particolari, esistevano anche altri luoghi dove erano coltivate le piante medicinali per le cure ai malati, uno di questi antichi luoghi era il giardino della “spezieria” dell’Ospedale di Santa Maria Nuova, esistente fin dal 1400, ma oggi scomparso.
Vero il 1612 iniziò un’altra importante attività di produzione di medicamenti, balsami e pomate con l’apertura della vendita al pubblico dei prodotti dell’Officina Profumo Farmaceutica di Santa Maria Novella, che già da secoli coltivava nei suoi orti le piante medicinali per l’infermeria del grande convento domenicano. A quell’epoca si chiamava “Fonderia di Sua Altezza”, in onore al granduca, poi nel 1866 con la confisca dei beni alla chiesa tutto diventò privato ma oggi quel passato di ricerca “sul campo” rivive in un angolo di verde poco fuori Firenze, proprio accanto a quella bella villa chiamata La Petraia, amata dai Medici e poi da Vittorio Emanuele II che ne fece la dimora della sua “Bella Rosin”.
Giovedì 8 maggio 2014 l’Officina Profumo – Farmaceutica di Santa Maria Novella inaugurerà il “suo giardino”, in via della Petraia 38/F; qui si apriranno i cancelli su un paradiso di 15.000 mq un’investimento fortemente voluto dall’Ing. Eugenio Alphandery, titolare della preziosa e storica attività fiorentina, un modo per continuare l’antica tradizione ereditata dai frati domenicani, quell’ hortus conclusus, che veniva coltivato dai frati nei campi intorno al loro convento fin dal lontano XIII secolo.
La progettazione ha inserito una passeggiata tra alberi, fiori ed erbe officinali, con l’intento di riuscire a coinvolgere tutte le capacità sensoriali di cui ognuno di noi dispone; forse è un modo per riscoprire alcune delle potenzialità che abbiamo dimenticato vivendo troppo nelle città.
Al centro del giardino sarà possibile vedere la Balsamite major, una pianta officinale usata già dai domenicani come ingrediente principe per la preparazione dell’Acqua e delle Pasticche di Santa Maria Novella. Regina del giardino sarà da ora la profumata la Rosa Novella, un ibrido di rosa gallica che Roberto Cavina, sapiente artigiano creatore di nuove varietà di rosa, dedica in questa occasione all’Officina Profumo – Farmaceutica di Santa Maria Novella.
Nell’ottica della tradizione è stato realizzato anche un piccolo orto aziendale, i cui tempi di sviluppo si evolveranno secondo natura, permettendo ai visitatori di apprezzare la stagionalità dei prodotti della natura, stagione dopo stagione.
All’inaugurazione non potrà mancare il famoso e tipico dolce fiorentino, lo zuccotto all’Alkermes, un liquore citato anche nel testo di Pinocchio, il tutto con lo sguardo verso la piana fiorentina, a perdita d’occhio, verso il crepuscolo.
Giuseppe Garbarino