Mario Pachioli: l’arte scultorea che segna il tempo e la storia. Una nuova statua per il Duomo di San Gimignano
Da sempre la città di Firenze è patria e luogo dove l’arte e i sui interpreti trovano ispirazione e sostegno morale per realizzare le loro opere più importanti. Non è il momento di fare elenchi di nomi eccelsi, di raccontare vite di artisti, di ricordare quei capolavori che giornalmente vediamo passando frettolosamente per il centro cittadino o altri angoli nascosti della città culla del Rinascimento, ma è il momento di ricordare come Firenze non è solo luogo di ricordi storici ed artistici, ma ancora oggi fucina di nuovi talenti e preziosi autori di contemporaneità.
Proprio di questi giorni è la notizia che un “figlio” di Firenze, uno dei personaggi del mondo artistico cittadino, anche se acquisito tanti anni fa, quando decise di venire a studiare nella città dell’arte per antonomasia, ha realizzato un’importante statua per il Duomo di San Gimignano. L’autore è Mario Pachioli, scultore nativo di Vasto ma che vive e lavora a Firenze fin dai tempi dell’Accademia, dove fu allievo del noto Prof. Antonio Berti.
L’opera scultorea di Pachioli verrà inaugurata nel giorno di Ferragosto, data che hai più ricorda solo il culmine delle vacanze estive, ma che dal punto di vista religioso è dedicato alla festa dell’Assunta e proprio durante la Santa Messa del 15 agosto verrà presentata ai fedeli e a chiunque la voglia ammirare.
Si tratta di una scultura realizzata in refrattario, quindi è un’opera unica e originale che è stata arricchita con l’applicazione di una foglia oro; le dimensioni sono importanti, ben 150 cm di altezza per un peso complessivo di 250 kg. La statua si presenta come una delle opere più significative di Mario Pachioli, riconosciuto da tempo anche come uno dei più bravi interpreti artistici della figura di San Pio da Pietralcina.
Diplomatosi all’Istituto Statale d’Arte di Vasto, Mario Pachioli ha frequentato l’Accademia di Belle Arti di Firenze sotto la guida del Prof. Antonio Berti. Subito si distinse in mostre personali e collettive a livello nazionale ed internazionale, tanto da ottenere l’inserimento delle sue opere nei musei nazionali di Cracovia e Varsavia, al Museo Civico di Stia, del Bargello a Firenze e in Messico al Museo Archeologico del INAH.
Le mostre a cui ha partecipato sono innumerevoli, come le manifestazioni a cui ha partecipato come autore di medaglioni commemorativi e altre iniziative artistiche di rilievo. Moltissimi i riconoscimenti alla carriera, come l’onorificenza “Medaglia Beato Angelico” a Firenze.
Il materiale preferito da Pachioli è il refrattario, con il quale ha un rapporto unico, pieno di manualità e volume; ma anche il bronzo, che permette di realizzate più copie di una stessa opera, ha sicuramente dato moltissime soddisfazioni all’artista fiorentino.
Di lui il maestro Antonio Berti disse: “un artista autentico, sicuro, convinto di quello che intende realizzare e ci riesce con una maestria che mi fa sentire orgoglioso di essergli stato insegnante.” Se si osserva la carrellata di sculture, altorilievi, medaglioni e ceramiche, si nota come riesca a passare dal soggetto religioso a quello profano e amoroso con un piacevole senso di continuità che incarna profondamente la sensibilità artistica; ballerine accanto a Santi, mamme, bagnanti, ballerine, angeli e mitologia, tutto è arte, tutto è materia.
Mario Pachioli nel corso della sua carriera ha potuto entrare in contatto con moltissimi rappresentanti del mondo culturale del novecento, quel secolo a cavallo con il terzo millennio così pieno di incertezze, ma una cosa è certa, l’arricchimento che ha avuto grazie ai rapporti con il mondo artistico contemporaneo ha fatto si che l’arte di questo artista rimanga negli occhi e nel cuore, credo che Mario Pachioli riesca a “macchiare” indelebilmente la sensibilità di chi decide di avere una sua opera o anche solo guardarla.
Giuseppe Garbarino