Un traguardo del brand Antinori. Le nuove cantine del Bargino.
Il Chianti è una terra che a prima vista sembra avara, ma nasconde numerosi segreti, uno di questi riguarda la famiglia Antinori. Non è un vero segreto, è solo un qualcosa nascosto alla vista, un’incisione sottile e profonda nella collina, un taglio quasi chirurgico ed invisibile che qualcuno ha voluto accostare all’arte di Lucio Fontana. Siamo al Bargino, lungo quella striscia di asfalto che da Firenze porta a Siena attraversando il comune di San Casciano Val di Pesa e questa frattura appena tangibile, che si apre nel terreno accoglie il nuovo quartier generale Marchesi Antinori, la nuova, grande e moderna Cantina del Chianti Classico.
Il contesto è un rincorrersi di ulivi, boschi di quercioli e lecci, vigneti baciati dal sole nel suo tramontare all’orizzonte un luogo dove ora si trova un vero e proprio tempio del vino, un luogo che la famiglia Antinori ha voluto realizzare pensando prima di tutto al paesaggio di questo angolo di Toscana, panorami che nei secoli sono sempre stati curati e abbelliti dalla mano dell’uomo.
La Marchesi Antinori ha trasferito la maggior parte degli uffici dell’azienda dal nobile palazzo in “pietra forte” di piazza Antinori, acquistato per “4000 fiorini larghi di grossi” nel lontano 1506 da Niccolò Antinori, nel momento in cui si aprì il capitolo rivoluzionario della storia della famiglia: il momento del vino. Quella del Bargino è molto più di una Cantina, è un labirinto di volte e volumi sinuosi che danno forma al nuovo quartier generale di un’azienda che del vino e del suo territorio ha fatto un cavallo da battaglia da generazioni.
Siamo nel cuore del Chianti, la terra che ha visto l’origine dei “vinattieri” della famiglia Antinori, ben ventisei generazioni che hanno visto le battaglie tra guelfi e ghibellini per poi inurbarsi e farsi borghesi nella Firenze del 1200, dove furono commercianti di seta e banchieri.
Oggi, per usare le parole di Pietro Antinori, l’attività di famiglia è attualizzata e rafforzata: “La linea familiare nella conduzione e nel continuo miglioramento delle nostre vigne e delle nostre cantine non è una scelta sentimentale, il ripetersi forzato di una tradizione, ma il modo più idoneo, forse l’unico con il quale si possa fare al meglio, nel tempo, il proprio lavoro”.
Ma torniamo alla “cantina”, un mondo segreto dove tutto è nascosto, interrato. Una volta arrivati al suo ingresso si scopre piano piano questo straordinario atelier dedicato al vino, superando curve e approdando su una terrazza che si affaccia sulla campagna. Là sono chiare le incisioni, quelle due linee simili “a una bocca” che danno il benvenuto a questa fucina del terzo millennio dove il vino è cuore e parte integrante di un percorso che attraversa la cantina di fermentazione, la barricaia, la bottaia, il museo, una libreria, una bottega di sapori, il ristorante, l’auditorium.
Il progetto architettonico nasce nel 2005, ideato dall’architetto fiorentino Marco Casamonti, uno dei soci fondatori dello Studio Archea Associati, che ha voluto un edificio intimamente legato alla natura dalla grande valenza artistica e paesaggistica; per questo ha scelto materiali naturali e toscani, la terracotta di Impruneta, la pietra, il ferro Corten.
Marchesi Antinori nel Chianti Classico è un luogo pieno di armonia, luce ed equilibrio. Qui si respira la voglia di fare grandi vini e di farli conoscere; è un luogo aperto al mondo e alle novità, un luogo dove i cultori del vino e i più giovani possano affacciarsi sulle terrazze trasparenti costruite all’interno delle cantine e da qui capire la vera essenza di questo progetto.
Tutto è all’insegna della circolarità e della trasparenza: le linee sinuose delle cantine, i ponti sospesi, a pochi metri dai tini dove fermenta il mosto. In questo modo il visitatore ha la possibilità di assistere alla fase di creazione del vino come in un vero spettacolo teatrale, osservando cantinieri e tecnici intenti alle varie fasi del lavoro. In alcuni momenti sembra di essere in un salotto dove l’intimità e il silenzio fanno veramente apprezzare tutte le fasi della lavorazione, dalla vigna al momento della degustazione. Le nuove cantine diventano così il luogo dove scoprire il “piacere di respirare il vino”, di capire i suoi tempi: la pigiatura, la fermentazione, la maturazione e l’invecchiamento.
Le nuove cantine sono il luogo di produzione dei famosi vini Villa Antinori, Marchese Antinori Chianti Classico Riserva, Vinsanto del Chianti Classico, Pèppoli Chianti Classico e dell’olio exta-vergine Pèppoli e Laudemio.
Dal punto di vista tecnico la struttura è stata ideata per consentire la vinificazione ‘per gravità’, quindi in totale assenza di pompe meccaniche: questo permette un importante risparmio energetico e un utilizzo funzionale dello spazio sottostante i serbatoi. La vinificazione a caduta è infatti un metodo che permette una lavorazione delle uve meno traumatica, per un risultato da apprezzare nel momento della degustazione, quando prendiamo il bicchiere e ne guardiamo il contenuto in controluce, poi lo avviciniamo per sentirne il profumo e quindi per soddisfare il gusto. Massima è stata l’attenzione all’ambiente: bassissimo l’impatto ambientale e bassissimo il consumo energetico. Le temperature necessarie per affinare il vino in barrique sono frutto della terra e non di impianti di refrigerazione. La cantina Marchesi Antinori nel Chianti Classico è stata progettata ispirandosi all’antica tradizione architettonica delle “neverie”, gli ambienti dove si conservava e si pressava la neve per ottenere locali freschi nei mesi caldi: il principio è quello di mantenere la temperatura ideale per la produzione e la conservazione del vino in modo assolutamente naturale.
La nuova Cantina Marchesi Antinori è un segno nel territorio e del territorio, una risposta alla storia e all’amore per il vino. Oggi, dopo cinque secoli di Antinori, accanto a Piero sono le figlie Albiera, Allegra e Alessia a rappresentare il futuro della famiglia.
All’interno della Cantina si trova anche un Museo che presenta una parte della collezione storica di Palazzo Antinori a Firenze unita a interventi di artisti contemporanei internazionali; l’idea è quella di continuare la collezione della famiglia, carica di storia e di tradizione artistica. Il museo è rappresentato dal Chianti, quasi un museo en plein air. In occasione dell’inaugurazione vennero coinvolti Rosa Barba, Yona Friedman e Jean Baptiste Decavèle, che hanno creato delle opere attente alle tematiche del paesaggio e della memoria del territorio.
Giuseppe Garbarino