La Bellezza e il Mito: una mostra alla Galleria Palatina per festeggiare l’otto marzo.
Da sabato 8 fino a domenica 23 marzo (orario 8.15-18.50) la Sala delle Nicchie della Galleria Palatina, a Palazzo Pitti, ospita l’esposizione di sei dipinti dal titolo “La bellezza e il mito”, opere del pittore parigino Jean-Marc Nattier, del nizzardo Charles van Loo e del veneto Antonio Bellucci, il tutto curato da Daniele Rapino.
L’esposizione propone i tre dipinti che sono generalmente in mostra nella Sala Verde degli Appartamenti Reali, e altri tre conservati nei depositi della Galleria Palatina e invece poco noti. L’occasione del recente restauro di cinque di essi, finanziato con fondi del Polo Museale fiorentino. In questi dipinti sono protagoniste le figure femminili e per questo motivo l’inaugurazione della mostra avviene nella giornata dedicata alle donne.
Da segnalare che, nel periodo della mostra, è previsto un programma di visite a cura del personale interno della Galleria; queste si terranno, dal martedì al venerdì, alle 12.30 e alle 17; il sabato e la domenica le visite raddoppieranno e sono previste alle 10.30, alle 12.30, alle 15 e alle 17.
Ma chi sono gli autori di queste opere? Jean-Marc Nattier (Parigi 1685-1766) è noto per essere l’autore dei ritratti di Enrichetta di Francia come Flora e di Adelaide di Francia come Diana, figlie del re di Luigi XV e di Maria Leszczynska, dipinti rispettivamente nel 1742 e nel 1745. I dipinti originari, conservati a Versailles, furono replicati dal pittore stesso per essere donati a Luisa Elisabetta, sorella gemella di Enrichetta, andata in sposa all’infante don Filippo di Spagna. Quest’ultimo nel 1748 fu nominato duca di Parma, trasferendosi in quella città dalla Spagna e portando con sé i due dipinti, oltre a un terzo (il Ritratto di Maria Leszczynska, madre delle fanciulle) attribuito a Charles van Loo (Nizza 1705-1765) e bottega, presente in esposizione ma non facente parte di quelli restaurati. Lo stile dei ritratti di Nattier riflette il gusto della corte di Luigi XIV, il “Re Sole” e del suo successore Luigi XV, in un epoca e in un contesto storico che esaltavano la bellezza femminile e il ruolo delle donne nella società del tempo, celebrandole attraverso figure mitologiche.
Antonio Bellucci (Pieve di Soligo 1654 – 1726) è il possibile autore dei tre straordinari monocromi raffiguranti delle allegorie: Giunone riceve vesti dalle mani di una giovane dea, Diana e il tempo, L’Aurora e Nettuno ma più verosimilmente Venere e Bacco. Una passata attribuzione assegna la fattura dei dipinti genericamente a Scuola francese, ma la loro presenza in un inventario del 1743, anno della scomparsa di Anna Maria Luisa de’ Medici, Elettrice Palatina fa supporre che fossero di sua proprietà, già a Dusseldorf e successivamente trasferita a Firenze nel 1716 dopo la morte del marito, l’Elettore Palatino. Il Bellucci lavorò a Düsseldorf alcuni anni tra la fine del Seicento e i primi del secolo successivo, chiamato da Giovanni Guglielmo von der Pfalz, assieme ad altri artisti veneti a decorare il castello di Bensberg e produrre dipinti per la sua collezione.