Clet: arte da strada a Firenze
Cos’è il genio… è un attimo, un’intuizione, un modo per essere in armonia con quella scintilla che crea lo stupore e l’ammirazione e Firenze ne è la prova incontrastata, da sempre, con la sua arte, ma anche con le sue burle storiche, con il suo scanzonato tirare avanti e scoprire in cose umili, semplici, la voglia di creare e di far vivere situazioni inimmaginabili. Qui anche un cartello stradale è fonte di ispirazione. E così, tanti anni fa all’improvviso, una mattina come tante, ci siamo trovati davanti a figure ante dalle forme della cartellonistica della viabilità stradale. Un ricordo simile torna a molti anni indietro, quando una favolosa nevicata mise la città in ginocchio per giorni, era il 1986 e per le strade dove arrancavano i fiorentini a piedi apparvero dei nuovi cartelli indicatori: seggiovia, direzione Piazza Pitti, altri indicavano degli igloo, o gatti delle nevi, qua e là indicazioni per qualche nota località turistica invernale. I fiorentini quando hanno l’ispirazione si alzano presto la mattina e si mettono al lavoro con piacere …
Oggi una simile ma più artistica emulazione è quella fatta da Abraham Clet, ma le sue interpretazioni sono diventate vere e proprie opere d’arte contemporanea. Clet è un pittore e scultore bretone che vive e lavora in Italia dal 1990. Alla street art si è avvicinato per caso, abbracciando in particolare quella degli stickers. Le sue opere devono provocare, ma anche far riflettere sullo scarso interesse delle istituzioni locali rispetto all’arte contemporanea.
Dire che siamo davanti ad un vero personaggio, un eclettico è quasi un minimizzarlo. La sua prima travagante performance risale al 2010, con un cartello stradale “stickerato” con una sagoma nera di Gesù Cristo e nell’ottobre dello stesso anno un’installazione non autorizzata di un suo autoritratto all’interno della galleria di Palazzo Vecchio, nello spazio lasciato vuoto da un’opera del Bronzino che era in altra sede.
Le sue opere più note? Ad esempio il senso unico o divieto di circolazione che si trasforma in una pesante croce, un fardello da portare con il suo famoso omino. O la grossa “P” di “parcheggio vomita macchine”, mentre la scritta che compare sotto, “Motocicli condotti a mano”, suona misteriosa e strana.
I cartelli sono però sempre leggibili:, un dato fondamentale per la sicurezza stradale. I messaggi che l’artista vuole lanciare sono svariati: ”in primis libertà e anticonformismo, insieme a quelli subliminali di natura religiosa”. A tale proposito l’artista ha affermato che: “al di là del mio credo, il confronto con il tema della morte e della cultura cristiana è un inesauribile spunto di riflessione”.
L’arte di Clet, come riportano molti critici, “non è identificabile solamente con i cartelli stradali: il suo impegno, infatti, si concentra anche sul tridimensionale; è il caso di alcune importanti scenografie teatrali che ha curato. I cittadini di Firenze tendenzialmente sostengono la sua creatività, ma le istituzioni hanno cercato il più delle volte di ostacolarlo. I suoi interventi sul territorio sono emblematici, come la statua sul ponte Alle Grazie e soprattutto il famoso “Nasone” della Torre di San Niccolò.” “Chi sta al potere si sente proprietario della cosa pubblica – ha commentato Clet – e autorizzato a trattare senza troppi riguardi chi chiede di partecipare”. La polemica tra lo street artist e il Comune di Firenze è stata sempre aspra, anche dopo che Clet ha adornato con un grande naso la torre di San Niccolò. “Non hanno argomenti” ha scritto Clet sulla sua pagina Facebook. Palazzo Vecchio ha ribattuto che l’installazione sarebbe stata smontata prima, rispettando la data concordata.
Ma perché Clet ha scelto proprio i cartelli stradali per esprimere la sua arte? Ecco le sue parole: “L’uomo è fantasia e sentimento, mentre il segnale rappresenta la regola, qualcosa che dobbiamo passivamente subire. I segni grafici che appongo al cartello lo arricchiscono di nuovi significati e rendono più umano un freddo simbolo universalmente riconosciuto.”
Un minimo di riconoscimento ufficiale Clet lo ha quindi avuto quando ha trasformato la torre di San Niccolò in un volto, aggiungendo alla grande torre medievale d’Oltrarno un naso. Inutile dire che sia stato il monumento più fotografato di quei giorni…
Se a Firenze vi capiterà di vedere un uomo che armeggia con un cartello stradale trasformandolo in opera d’arte, non abbiate alcun dubbio: sarete sicuramente di fronte a Clet Abraham e non giratevi dall’altra parte!
Giuseppe Garbarino