Le curiosità di Firenze – Il Perseo del Cellini
Loggia dei Lanzi, uno degli angoli più affascinanti della città di Firenze. Era il caldo agosto del 1545 quando Benvenuto Cellini inizia la sua più grande avventura, un’opera che lo terrà occupato per ben nove anni.
Cosimo I dei Medici gli aveva infatti commissionato una statua da collocare sotto la famosa loggia, un museo a cielo aperto dove erano collocate le opere d’arte che oggi tutti possono ammirare.
Nel 1554 finalmente il Perseo del Cellini trova la sua collocazione e nonostante che il Cellini avesse molti nemici a causa della sua indole collerica, la statua ebbe un successo straordinario. Ancora oggi la figura atletica di Perseo che alza la testa tagliata di Medusa è ammirata da tutti coloro che arrivano ad ammirare la città e i suoi tesori.
Nella mitologia greca Perseo nasce dall’unione di Danae con Giove. La ragazza è segregata dal padre Acrisio, poiché un veggente ha prefigurato la morte dell’uomo ad opera di un nipote. Ma Giove, mutato in pioggia di oro, feconda Danae. Così nasce Perseo, che insieme con la madre viene raccolto in una cesta alla deriva dal re Polidette, il quale, desiderando sposare Danae, invia Perseo a combattere Medusa, sperando nella morte del ragazzo. Questi invece non solo decapita Medusa, ma nel viaggio di ritorno libera anche Andromeda da un orribile mostro.
Cellini maturò l’idea di Perseo trionfante sul corpo esangue di Medusa già intorno al 1545: ne sono prova i due modelli in cera e bronzo conservati al Museo nazionale del Bargello di Firenze, per alcuni studiosi superiori alla statua definitiva. Nei modelli difatti la postura di Perseo è pressoché identica a quella della statua della loggia dei Lanzi.
La statua è alta 5,19 m. Il basamento è di marmo, ed è fornito di nicchie nelle quali Cellini ha collocato statue di Mercurio, Minerva, Andromeda e Danae con il figlio.
I momenti in cui la statua venne fusa è descritta dallo stesso Benvenuto ne “La Vita”, una splendida pagina della letteratura italiana, dove tutta la tensione del momento per il temuto fallimento della creazione della statua si mescola con il romanzato tipico del grande orafo fiorentino.
La tradizione vuole che il colore particolare del bronzo sia dovuto ad un alta quantità di argento utilizzato all’ultimo momento per aumentare il volume del materiale fuso e da colare nello stampo; il Cellini utilizzò piatti, vassoi e quant’altro riuscì a trovare in casa in quei momenti concitati.
Altra particolarità è il presunto autoritratto dello stesso Cellini, nascosto dietro l’elmo di Perseo, uno sguardo barbuto, intenso.